Verderossoargento

tempera su carta 33 x 24 cm

Descrizione

Si tratta di una carta di piccole dimensioni con formato rettangolare e orientamento verticale. La tempera verde va a costituire il fondo dell’opera, su cui si dispongono motivi geometrici, “l’alfabeto lineare” di Accardi nei colori del bianco e del rosso, a tracciare una sorta di diagonale che spezza la composizione e le conferisce movimento e dinamicità.

Identificazione Titolo Verderossoargento
Tipologia Pittura
Artista Accardi Carla
Data di realizzazione 2005
Collezione

Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università di Siena | Collezione

Progetto
Proprietà Proprietario Scuola di specializzazione in beni storico artistici
Data di acquisizione s.d.
Specifiche Supporto e tecnica tempera su carta
Dimensioni 33 x 24 cm
Storia Quest’opera aiuta a comprendere come la stimolazione ottica (chiamata dall’artista questione di suggestione percettiva coscientissima) prevalga sempre sul motivo intimista; pur mantenendo sempre l’artista una sintassi strutturale che governa la fecondità delle sue invenzioni, le combinazioni cromatiche squillanti (spesso colori acidi e accostamenti stridenti) avevano proprio l’intento di provocare un’irritazione ottica e anche una provocazione («il ripetersi infinito di minuscoli bagliori suscita un brulichio e una folla di luci e lo spettatore viene provocato da innumerevoli urti e battiti sulla retina e subisce un effetto accecante»). Accardi stessa dichiarò: «Quando stendo un colore accanto all’altro – che sia più o meno puro, in ogni caso sempre brillante, cioè simile a un raggio di luce – nel punto di congiunzione tra i due si crea uno splendore che ha una luminosità più intensa di entrambi i colori accostati»; «più che i colori io amo da sempre gli accostamenti e l’emanazione di luce che ne deriva… Anche quando ho usato il rosso con il verde l’importante è che i due colori abbiano la stessa forza e che non siano complementari. Così fanno a lotta e fanno luce». A riprova della maturazione e della fertile produzione artistica di Accardi si può notare come l’abbinamento verde – rosso sia stato scelto nel corso degli anni e ripreso anche in fasi più recenti: si vedano "Verderosso" (1964, caseina e tempera verde su tela, 96 x 142 cm), "Verderosso" (1971, tempere colorate su carboncino avorio, 49 x 70 cm) e "Rossoverde 64" (1990, serigrafia a colori su cartoncino bianco da cartotecnica da originale del 1986, 54.5 x 62 cm), le cui immagini sono pubblicate in Susanne Pflenger (a cura di), Carla Accardi (Catalogo della mostra, Ludwigshafen am Rhein Kunstverein 7 settembre – 22 ottobre 1995; Wolfsburg Istituto italiano di cultura 4 febbraio – 8 aprile 1996), Edizioni Charta, Milano 1995, rispettivamente catt. 38-120-137. Dopo aver realizzato l’opera in collezione con l’inserimento dell’argento («…Poi quando ho usato il fluorescente, c’era anche la trasparenza, quanto mi piaceva! L’argento e l’oro li ho anche usati parecchio, è una specie di fluorescenza, vero?» - «oggi si deve necessariamente fare dei colori fluorescenti…» - l’artista ha realizzato anche Immediatamente rosso (2008, vinilico su tela, 160 x 220 cm) pubblicata in Luca Massimo Barbero (a cura di), Carla Accardi: segno e trasparenza (Catalogo della mostra, Catania Fondazione Puglisi Cosentino Palazzo Valle 6 febbraio – 12 giugno 2011), SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo (MI) 2011, cat. 86, p. 178. Nel 1952 Accardi fu descritta come «una siciliana venuta a Roma due o tre anni fa ha sradicato da sé quei pregiudizi e quel senso di falsa maternità (e modestia) per cui tutte le pittrici hanno la loro discendenza assolutamente segnata da Rosalba Carriera. A parer mio in questi ultimi guazzi per la prima volta possiamo vedere una donna concentri sul rosso una determinata composizione - il riferimento era a Tempera 6 risalente al 1949 - non è affatto vero che una pittrice deve essere delicata a tutti i costi; anzi può benissimo esprimere un pensiero con forza e un giudizio sulla forma più di qualsiasi altro pittore» (Turcato 1952). L’artista oltre ad aver abbattuto luoghi comuni ha dimostrato sì di aver «assorbito molto di quella luce e di quei colori mediterranei e dello spirito di confine che vi (Sicilia) si respira e dei resti delle civiltà antichissime che vi sono fiorite» ma anche la sua validità mettendo la sua provenienza «ma e soprattutto una visione nuova».