Umano disumano animale, più che umano divino

Tecnica mista su tela 710 x 214 cm

Descrizione

Ugo Marano ha raffigurato in basso questo uccello, che chiama il “divino”, e i collaboratori Enrica Rebeck e Marco Bacchilega hanno realizzato la fascia superiore e la parte in alto, che rappresenta il cielo. L’uccello alato appare immobile, ma in realtà è un animale danzante e combattente: il suo becco è infatti una lama obliqua, che va a creare un trapezio immaginario con la fascia orizzontale sopra. Il cielo è invece idealmente uno spazio rotondo e infinito.

Artista

Marano Ugo

Identificazione Titolo Umano disumano animale, più che umano divino
Tipologia Pittura
Artista Marano Ugo
Data di realizzazione 2004
Collezione

Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università di Siena | Collezione

Progetto
Proprietà Proprietario Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici, Università degli Studi di Siena
Data di acquisizione 2004
Specifiche Supporto e tecnica Tecnica mista su tela
Dimensioni 710 x 214 cm
Storia Quest’opera è stata acquisita dalla Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici di Siena nel 2004, su richiesta dell’allora Direttore Enrico Crispolti. In quel periodo, all’incirca dalla primavera del 2002, la Scuola aveva iniziato un progetto di raccolta di opere d’arte contemporanea, soprattutto grafiche, finalizzate allo studio degli studenti e all’esposizione a un pubblico più vasto. L’artista nel 1996 ha tenuto un seminario presso la Scuola di Specializzazione di Siena, ma quest’opera è stata realizzata nel 2004, con la collaborazione di Enrica Rebeck e Marco Bacchilega [1], e presentata in occasione di un altro seminario tenuta dall’artista presso la stessa Scuola il giorno 2 marzo 2004 [2;] sul retro dell’opera c’è scritto “Università di Siena, Certosa di Pontignano, Seminario Enrico Crispolti con Ugo Marano, 2 marzo 2004, opera di pittura ‘Umano, disumano, animale, più che umano divino’” e seguono la firma e il numero dell’artista e di Enrica Rebeck e Marco Bacchilega. Nel Laboratorio di Cinema, Teatro e Musica dell’Università di Siena è conservata la videoregistrazione del seminario del 2 marzo 2004, a cui sono presenti l’artista ed Enrica Rebeck, i quali descrivono l’opera e i suoi significati. In quel frangente Marano dichiara di aver realizzato la tela per il seminario stesso e di volerla lasciare in eredità alla Scuola, e di affidare a Enrico Crispolti la scelta della sua collocazione [3]. Nel descrivere l’opera, Marano dichiara che alcune parti sono di propria mano, mentre altre si devono ai collaboratori. Enrica afferma di essere stata autrice delle aree stese con un pennello largo, con l’eccezione di alcune figurine sulla destra – una sorta di gatto e altre -, mentre Marano avrebbe realizzato quelle dal segno grafico più netto, visibili anche da lontano, come l’uccello alla base della tela [4]. Si può dire in generale che i collaboratori hanno realizzato le due aree sopra, mentre Marano si è occupato delle grande figura alata col becco [5]. La forte linea di contorno che Marano imprime ha una funzione spaziale, porta la figura a muoversi nella dimensione astratta della mente, e dà contemporaneamente stabilità e monumentalità. Alla domanda che una studentessa porge all’artista, ovvero se le parti erano state assegnate fin dall’inizio o se gli artisti avevano agito suggestionandosi a vicenda, Marano risponde che la cosa più difficile è stata mettere l’opera sul muro; questi ha raffigurato poi il “divino”, ovvero l’uccello alla base; questi aveva bisogno di uno spazio e di un cielo, poiché seppur nella sua immobilità, in realtà danza, combatte, è aggressivo: il suo becco è una lama; un accenno di movimento si vede nell’ala, dove il colore è più risparmiato. Per realizzare il cielo hanno trovato un accordo facilmente perché si conoscevano ed Enrica ha pensato di mediare tra cielo e terra creando una linea orizzontale; tale linea va a creare una sorta di trapezio con quella definita dal becco del “divino”, che è obliqua. Sopra questo trapezio, invece, quindi sopra la linea orizzontale intermedia, c’è lo spazio del cielo, che esprime una rotondità, è rotondo ma anche infinito, aspetto enfatizzato dai vuoti tra le figure [6]. Ugo Marano ha avuto un rapporto di scambio artistico, intellettuale e professionale sia con Crispolti, già da quando questi era professore presso l’Università di Salerno, sia con Massimo Bignardi, che ha curato una mostra personale sull’artista a tre anni dalla sua scomparsa, nel Museo-Frac di Baronissi – da lui diretto - , Ugo Marano: sculture, mosaici, ceramiche, disegni, dipinti, performances 1965-2001 (7 dicembre 2014 – 1 marzo 2015). La figura di quest’uccello con il becco lungo compare spesso nella produzione di Marano: in oggetti di design, in sculture, in dipinti in acrilico su tela, come ad esempio l’installazione Il letto di Gillo Dorfles (acciaio dipinto, ottone, terracotta, gommapiuma, luce, 100x300x300, cm 1983); un piatto in terracotta dal titolo Cicogna (terracotta smaltata, 70 cm di diametro, 1982); un altro piatto con lo stesso soggetto è intitolato Danzante (terracotta smaltata, 70 cm di diametro, 1982); compare anche nel Tappeto della meditazione (lana, colori vegetali, 155x370, 1985). [1]Sembra che questi due artisti abbiano fondati il laboratorio di ceramica TA s.n.c. a Salerno nel 2001; cfr. https://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3830 [2]Cfr. La Diana, Annuario della Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Siena, Anno VIII-IX-X-XI, Silvana Editoriale, Milano 2006, p. 262. [3]La videoregistrazione di questa conferenza è conservata al Laboratorio Cinema, Teatro e Musica, Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali, Università degli Studi di Siena. Sembra che l’artista abbia tenuto presso la Scuola anche un altro seminario, nel giugno 2011, sul tema della città vista attraverso la filosofia greca. [4]La fonte è sempre la videoregistrazione della conferenza. [5]Accanto a una figurina a forma di clessidra con gli occhi, nella parte superiore della tela (a sinistra vicino al centro), c’è un piccolo testo: «Qualsiasi cosa fai, fai altro. Qualsiasi cosa pensi, pensa altro». [6]Informazioni tratte sempre dalla videoregistrazione del seminario.