Percorsi obbligati
Fusione di vetro (1000 gradi) e ferro di contesto edile con motivo a spina di pesce – la tecnica è un’invenzione dell’artista 90 x 42 x 15 cm
Descrizione
Grazie alla permeabilità alla luce, alla natura duttile, fluida e sostanziosa del vetro l’opera ha inglobato reti di ferro, mostrando la struttura-fondamento metallica, motivo costante del tema della stratificazione sviluppato dall’artista.
Grazie alla trasparenza in una moltiplicazione di piani gli elementi possono essere identificati e visti integralmente rimanendo intangibili.
Artista
Progetto
Collezione e Raccolta
Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università di Siena | Collezione
SCHEDA TECNICA
Identificazione | Titolo | Percorsi obbligati |
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Tipologia | Scultura | |
Artista | Cataldi Francesca |
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Data di realizzazione | 1998 | |
Collezione | Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università di Siena | Collezione |
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Progetto |
Proprietà | Proprietario | Scuola di specializzazione in beni storico artistici dell'Università di Siena |
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Data di acquisizione | gennaio 2006 |
Specifiche | Supporto e tecnica | Fusione di vetro (1000 gradi) e ferro di contesto edile con motivo a spina di pesce – la tecnica è un’invenzione dell’artista |
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Dimensioni | 90 x 42 x 15 cm |
Storia | Per l'artista la scoperta del vetro avvenne in modo curioso: dopo che in Germania una sua docente-allieva di Bonn le mostrò dei tentativi effettuati, Cataldi volle provare ad impiegare il materiale che consentiva di mostrare la struttura, la rete, che il cemento incorporava senza rendere completamente visibile. Cercava un materiale duttile, permeabile alla luce, naturalmente fluido, scorrevole come l’acqua ma sostanzioso per incorporare reti di ferro, la trama e l’ordito fondamento formale dell’opera; oltre alla trasparenza ha dunque scelto la capacità di integrare resa possibile dalla natura plastica di questo materiale che fa brillare le reti – strutture regolari simboli di separazione ma al tempo stesso di unione- mettendole al riparo dalla ruggine e dall’invecchiamento pur lasciandosi attraversare dallo spazio. I primi risultati delle sperimentazioni con il vetro furono deludenti in quanto si necessitava di controllare i due momenti diversi di raffreddamento per il vetro e anche per il metallo. Decisivo fu l’incontro con un mastro vetraio di Albano Laziale che fornì nella sua semplicità operaia la perizia tecnica ed elettronica captando i desideri dell'artista. Il vetro allora si rivelò come il sostituto più funzionale alla resina, primo materiale usato assecondando la volontà di assottigliare il cemento tanto da farlo scomparire. L’artista ha così rovesciato gli attributi consueti anche rimanendo a contatto con la tradizione: il vetro dalla memoria di sabbia è forte ma anche flessibile, opaco e denso e ha dato vita a opere duali e metamorfiche. “Il vetro è in realtà la successione automatica sia al segno che al disegno poiché è la materia che diventa protagonista; il vetro mi dà la trasparenza, in più è un magma, è una materia incandescente che a una certa temperatura mi fonde ed ingloba la struttura metallica”: il tema della stratificazione, del vedere attraverso, della traccia rimangono ma non vi è più un’imprimitura e/o la memoria di un contatto o un’emergenza di materia da materia. Vi è una convivenza tra fuori e il dentro e contenitore e contenuto si uniscono definitivamente: gli elementi sono tutti identificabili, si vedono nella loro interezza ma sono intangibili mentre i piani si stratificano moltiplicandosi e più contatti paralleli coesistono. Grazie alle indicazioni della stessa artista, l’opera può essere ricollegata al bozzetto per "Passaggi controllati" (1991), dove si nota la suggestione impressa dalle strutture fortificate poligonali che suggerivano più punti di vista realizzate dai veneziani per difendersi dalle truppe che scendevano dal Nord. Le peculiarità dell’opera in oggetto sono accostabili a "Fossile" (1999, vetro di fusione, rete metallica, 90 x 42 cm), lavoro pubblicato in Riccardo Pieroni (a cura di), "Francesca Cataldi – Le parole della materia", 2020, p. 194. Tra le opere in vetro si possono ricordare: "Piegature" (1998, vetro di fusione, reti metalliche, 29 x 90 cm), "Scroscio…onda" (1999, vetro di fusione, cascami di ferro, 20 x 35 cm), "Nebbia" (1999, vetro di fusione, rete metallica, 94 x 78 cm), "Bugnato" (1999, vetro di fusione, rete metallica, 94 x 78 cm), "Urbanistica" (1999, vetro di fusione, rete metallica, 94 x 78 cm), "Regolarità" (1999, vetro di fusione, rete metallica, 94 x 49 cm) e "Fossile armato" (1999, vetro di fusione, rete metallica, 84 x 62 cm). |
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