La tua volontà annoia

fotodisegno carta fotografica usata per la stampa di foto in bianco e nero 41.5 x 31.5 cm (ciascun pannello)

Descrizione

L’opera è caratterizzata dalla traccia dilatata del vaso, forma archetipica ricorrente nella sua produzione dell’artista che in tempi brevi ha realizzato i fotodisegni mediante l’uso di solventi adatti alla restituzione di particolari ossidazioni della superficie.

Si può intendere molto bene come il tratto simmetrico, spesso eseguito con entrambe le mani, sia protagonista.

Radicalità simbolica frontale, fissità e severità vengono stabilite dalla simmetria, che induce un rapporto di equilibrio.

La parola entra nel gioco con un significato parzialmente svelato e induce a interrogare in un continuo rimando verso qualcosa di fronte alla quale si ritrovano sia lo spettatore che l’autore stesso.

Identificazione Titolo La tua volontà annoia
Tipologia Mixed media
Artista Cardinali Sauro
Data di realizzazione 1991
Collezione

Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università di Siena | Collezione

Progetto
Proprietà Proprietario Scuola di Specializzazione in beni storico artistici dell'Università di Siena
Data di acquisizione
Specifiche Supporto e tecnica fotodisegno carta fotografica usata per la stampa di foto in bianco e nero
Dimensioni 41.5 x 31.5 cm (ciascun pannello)
Storia L’opera costituita da due pannelli, lasciata come testimonianza di un incontro presso la Scuola di specializzazione su invito del Prof. Crispolti - "Fotodisegni 1990-1991" - a Siena, può essere considerata nell’ambito dei lavori realizzati a cavallo della fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. I fotodisegni rappresentano l’ultimo esercizio della ricerca condotta sulla possibilità di dare forma al sentimento della propria storia, ovvero la necessità di ridefinire se stesso mediante la propria azione verificata nella radicalità di quelle icone. Questi fotodisegni (così Cardinali ha denominato il risultato di una particolare modalità di lavoro – procedimento meccanico complicato da un intervento manuale – che ha come fondamento una riflessione sul tempo e alla superficie sensibile – come direbbe meglio l’artista «sulla sensibilità della superficie») sono stati eseguiti fuori dalla camera oscura, in piena luce, sfruttando la reattività dell’emulsione fotografica, sulla quale disegnava velocemente con lo sviluppo e il fissaggio che in genere si usano in fase di sviluppo. L’artista utilizzava solventi adatti a restituire particolari ossidazioni della superficie, dell’immagine e del segno tracciato: tutto doveva svolgersi in tempi brevi per evitare che tutto si appiattisse e scurisse. Lavorare con questo strumento significava confrontarsi con un concetto di tempo sospeso, «misurarsi con un immaginario che appartiene al passato salvo, riappropriarsene con un gesto che lo contiene anche se non lo definisce». Se tra il 1984-85 l’archetipo era il volto-maschera (si vedano "Spirito gotico", 1984, tecnica mista su carta, 103 x 75 cm e "Annegato", 1985, calcografia da vetroresina, 100 x 140 cm), già "Madri etrusche" (1987, ceramica bordata in piombo, vetro, 57 x 44 cm), e poi "Fontana adesso" (1990, carboncino, matita e tempera su carta su tamburato, resine colorate, alluminio, 264 x 150 cm) e "Fontane dell’attimo" (1990, matita, carboncino e resine colorate su carta su tamburato, terracotta, resine, tela, legno laccato, 310 x 150 x 38.5 cm) presentavano il vaso che, insieme alla tartaruga, è il motivo più ricorrente nel lavoro di Cardinali di quel periodo. Il vaso è forma archetipica ricorrente, remota, materna, e il suo profilo è quasi ideogramma di un’immagine umana originaria, della donna-madre. Con la sua radicalità simbolica frontale, densa ed evocativa, l’archetipo fissandosi in icone suggestive diveniva emblema universale dal momento che «il vaso contiene tutti i semi, l’eco di tutte le parole, è la natura, è il mutare del tempo. Prigioniero del tempo, l’artista è libero dal mutare del tempo» (da Mirella Chiesa (a cura di), "Tiziano Campi, Sauro Cardinali, Michele De Luca" (Catalogo della mostra, Roma Sala 1 6 giugno-15 luglio 1990; Sarzana Oratorio S. Croce 4-31 agosto 1990; Perugia Palazzo dei Priori Sala del Grifo e del Leone 3-24 gennaio 1991), Sala 1, Roma 1990, p. 32). Fissità e severità vengono stabilite dalla simmetria, che induce un rapporto di equilibrio con lo spettatore posto dinnanzi a saldezza, autorevolezza, definizione e sicurezza, con l’idea che «l’aura si raggiunge per una somma calibrata, calcolata, meditata e questa ginnastica non vuol dire raffreddamento della temperatura creativa anzi raggiunge l’alta temperatura della molteplicità vigilata». La parola entra nel gioco con un significato parzialmente svelato e induce a interrogare in un continuo rimando verso qualcosa di fronte alla quale si ritrovano sia lo spettatore che l’autore stesso. Per quel che concerne l’ambito espositivo è necessario citare le mostre che si tennero a Perugia (dove campeggiava la complessa strutturale tridimensionale realizzata in vetroresina che, come un cartiglio antico, riportava il titolo "La tua volontà annoia" – i fotodisegni invece erano perlopiù addossati e sollecitavano alla trascorrenza dello sguardo e al passo lento : l’invito era lasciarsi coinvolgere in un piacere altro rispetto alla volontà di capire e di decifrare ) e a Gubbio (con un’articolazione in quattro parti: Venti ore, Fiches, Stufa, Giostra). Per queste mostre e per i contenuti relativi a questo periodo si può consultare Aldo Iori, "Sauro Cardinali. La nominazione diviene spazio – Opere dal 1991 al 2001", Gramma, Perugia 2002. Per gli altri fotodisegni si può consultare "Sauro Cardinali. La tua volontà annoia", Tipolitografia Grifo, Perugia 1991 (testo di Enzo Cirone) dove si trova il seguente testo: «Sciogli il nodo / che lega sacrificio e redenzione / a favore di una strategia piatta // Commemora il tempo al presente / e pattuisci armistizi / con la tua volontà // Esercita lo stile come pratica / levigata del linguaggio / che dà CORPO all’opera BELLA / e non rinviare a indizi / che rimandino a cause erratiche // Non vi è spavento nel bello / La tua volontà annoia» (Ivi, pp. 49-57).