Epifanie su musiche di Luciano Berio
Litografia 70x50cm
Descrizione
“Epifanie su musiche di Luciano Berio” è una litografia di medie dimensioni, firmata e numerata n. 10/30. Su una superficie bianca, spicca una presenza segnica scura, quasi impalpabile: una diagonale ondulata e sinuosa che crea una partitura mossa e nervosa sulla carta, un guizzo. Si tratta della trasposizione grafica delle vibrazioni sonore sul foglio.
Artista
Progetto
Collezione e Raccolta
Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università di Siena | Collezione
SCHEDA TECNICA
Identificazione | Titolo | Epifanie su musiche di Luciano Berio |
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Tipologia | IllustrazioneInstallazione | |
Artista | Prestento Giustina |
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Data di realizzazione | 1981 | |
Collezione | Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università di Siena | Collezione |
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Progetto |
Proprietà | Proprietario | Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell'Università di Siena |
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Data di acquisizione | 2003/2008 |
Specifiche | Supporto e tecnica | Litografia |
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Dimensioni | 70x50cm |
Storia | Non è certa la data di acquisizione dell'opera nella Collezione della Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell'Università di Siena, ma è ipotizzabile essersi compiuta dopo il giugno del 2002, quando Giustina Prestento tenne un seminario presso la Scuola, su invito dell'allora direttore Enrico Crispolti, e più plausibilmente tra il 2003 (come ci indicano alcuni appunti della stessa artista sulla documentazione conservata tra le carte d'archivio della Scuola, in cui si fa riferimento alla bibliografia di quell'anno) e prima del 2008, anno della sua scomparsa. L'opera, che va letta in modo composito con altre due parti, due opere entrate contestualmente in collezione, ovvero “Epifanie” (1981) e “Toccata e fuga in re minore di Sebastian Bach” (2000), rientra tra le opere visive che la Prestento inizia a sperimentare a partire dal 1979, per poi far evolvere anche negli anni a seguire. Si tratta di una trasposizione delle vibrazioni sonore in “orme” segniche sul foglio: immagini che vivono autonome oppure, se proiettate, diventano “pagina luminosa” davanti e dentro la quale si muove il corpo che le dinamizza in sincronia con il suono, integrandosi nell'opera. Quest'ultima diviene così un quadro vivente, una “Living Picture”. Un susseguirsi di “Living Pictures”, quali fotogrammi tridimensionali che danno l'idea dello sfogliarsi di un libro “vivo”, compone l'“Opus intercodex”. |
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