Panaro Rosa
Informazioni
Rosa Panaro (Casal di Principe, 1935) si diploma in scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Inizia la sua attività artistica nel 1956 con la sperimentazione di materiali diversi quali: cementi colorati, resine, polimaterici, ceramica. Nel 1970 indirizza la sua ricerca sull’utilizzo di materiali poveri come cartapesta, terracotta e cemento, con i quali fa convivere la quotidianità e il mito, l’archetipo e il fantastico.
Tra le sue prime partecipazioni in mostre, si ricordano: Incontri della Gioventù a Napoli nel 1957 e la Mostra Nazionale Giovanile a Roma. Allieva di Antonio Venditti all’Accademia di Belle Arti, riprende dal maestro il grottesco e crea figure che rimandano alla mitologia: in Donne e Ricerche nell’Arte di oggi, organizzata a Napoli nel 1966, presenta processioni mitiche.
Negli anni Settanta inizia a lavorare con la cartapesta, materiale con cui indaga lo spazio sociale, come nella napoletana Mostra Progetti Europa (1971), Mitilomania alla «Ganzerli» (1974) e in Situazione Napoli ‘75 (1975). Le sue forme sono ricavate con forza dalla materia, sono immagini di “cose povere”, sono i “Segni urbani-umani”, come li definisce la Panaro, rievocazioni mitiche (come la “Lilith”): le sue opere in cartapesta sono talmente fragili da assomigliare maggiormente a parvenze che a oggetti plastici.
Dalla cartapesta, l’artista poi passa alla terracotta, utilizzando i materiali in modo intercambiabile quasi: ricava così forme dalle ceramiche italiche, ispirandosi al mondo artistico preclassico, quasi a volersi connettere con la cultura napoletana delle origini.
Dal 1977 aderisce a collettivi artistici e femministi, come il Gruppo XX (Rosa Panaro, Mathelda Balatresi, Antonietta Casiello, Mimma Sardella), partecipando a varie iniziative e mostre come quella presso la Galleria Amelio di Napoli; l’azione itinerante sul Vaso di Pandora a Bologna; la Biennale di Venezia del 1978 con Lavoro Nero – lavoro creativo e, sempre a Napoli, a Dentro l’Arte fuori il Piatto allo studio Ganzerli. Riflettendo sul ruolo della donna, Rosa Panaro costruisce figure mitiche, bibliche quale simbolo della ritrovata coscienza dell’essere: nel 1982 partecipa alla mostra alla Galleria Colonna di Napoli, dove le sue sculture presentano la figura della donna in positivo, che esprime se stessa dialetticamente e indipendentemente dall’uomo e non in contrapposizione a esso. Anche negli anni a venire, dagli Ottanta (nella mostra veneziana Pittrici per l’ottava festa della donna, del 1981, nella napoletana Quasi una Situazione del 1982 e ad Amalfi per Confronto in scultura, del 1983) fino al nuovo millennio, l’artista continua a utilizzare la cartapesta e la terracotta, senza separazione tra i due materiali, ma anzi trovando un punto di unione, una sintesi tra quotidianità e mito, letti in chiave tutta femminile.
Principali Mostre:
1977 La donna ha la testa troppo piccola per Vintelletto, ma sufficiente per l’amore, (con Mathelda Balatresi, Antonella Casiello e Mirnma Sardella), Galleria Lucio Amelio di Napoli
1978 come “Gruppo donne – Immagine – Creatività”, espone Il Vaso di Pandora allo Spazio aperto della Biennale di Venezia
1980 col “Gruppo Segno/Donna”, progetta un ambiente sulla Sibilla Cumana per il Castello di Baia, Bacoli (NA)
1980 Napoli Arte 80, Casina dei Fiori, Napoli
1982 Metamorfosi di Lilith, Galleria Colonna, Napoli
1982 Immaginario Riflesso, Teggiano, 5. Leucio, Museo archeologico di Salerno, Amalfi
1982 Napoli 82, quasi una Situazione, Napoli, Castel dell’Ovo
1982 De Sculptura, V Rassegna Nazionale della ceramica, Caltagirone
1990 Immagini per un Sogno, Napoli, Palazzo Reale e Roma, Palazzo Barberini
1993 Fuori dall’Ombra, Castel S. Elmo, Napoli
2010 Le donne di Rosa Panaro tra mito e realtà, Maschio Angioino, Napoli