Marrocco Franco

Informazioni

Franco Marrocco (Rocca d’Evandro, Caserta, 1956) si diploma all’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Gli anni Settanta sono contraddistinti da una prima fase pittorica figurativa, capace di unire spazio e luce, che si traduce in mostre quali Au rendez-vous des amis, Davanti alla finestra e nella personale presso il Centro dei Servizi Culturali di Cassino (1978).

Gli anni Ottanta vedono poi evolvere il linguaggio di Marrocco verso una scomposizione della figura, dell’oggetto, che vengono in seguito assemblati, o riforgiati, sulla tela, come in La cupola (1985-86): l’artista entra fisicamente, attraverso segni e manomissioni, nelle sue opere, in una sublimazione del rapporto tra arte e rinnovamento socio-politico.

Sono di questo periodo la partecipazione alla XI Quadriennale di Roma e le personali presso la Chambre de Commerce Italienne pour la France di Parigi, poi presso il Palazzo dei Priori di Perugia, così come il XXXV Premio San Fedele presso il Centro Culturale San Fedele di Milano.

Come espresso da Veronica Zanardi, in questa fase, sulle tele di Marrocco “l’emozione trattenuta si svincola dalla costruzione formale: la luce esplode liberatoria frazionandosi in piume, scaglie, briciole di cosmo; si impossessa della sua compattezza primordiale; genera altre microscopiche potenzialità, senza però proporre coercizioni di forma. Il colore si impone come potenza fecondatrice, e della figura non rimane che l’impronta mnemonica. Le dimensioni del supporto pittorico consentono all’operatore, oggetto oltre che soggetto di questa sperimentazione, di entrare nell’accadimento in maniera corporea, con una fisicità concreta”. Sono gli anni di L’eco della mia ansia (1986) e de La farfalla si posò sull’opera di Turner (1990-91), opera che apre al decennio successivo, contrassegnato dalla personale OCDE di Parigi (1990) e dalla partecipazione alla mostra The Modernità of Lirism, promossa dall’Istituto Italiano di Cultura presso la Gummensons Kontgallery di Stoccolma e dal Joensouu’s Art Museum (1991).

Gli anni Novanta lasciano spazio alle emozioni impresse sulla tela come depositi o come scansioni di forme, impressioni di oggetti non sempre codificati, piuttosto rivisitati dalla sensibilità dell’artista: è il caso di Il vento e le pietre (1991), Il fiore. Danzava Venere nel cerchio di Eros (1993), Aritmie (1996), opere in mostra al Palais d’Europe di Strasburgo (1994), alla XIII Quadriennale di Roma, alla Sala Polivalente del Parlamento Europeo di Bruxelles (1998), al 49° Premio Michetti di Francavilla al Mare.

Sul finire del secolo, la ricerca artistica di Marrocco si orienta verso una lettura intima del mondo inteso come madre Terra, fatta di abissi, tenebre, profondità telluriche, miti, proiezioni verso l’infinita oscurità siderale, come in La palpebra del ciclope (1997), e ancora in Corpo a corpo, Velato e Caverna, tutte del 1999. Pian piano, dall’oscurità degli abissi, emerge prepotente l’urgenza di leggerezza, quindi il trionfo della luce e del colore che prevaricano sulle tenebre e tendono verso l’alto attraverso il blu oceanici e gli azzurri siderali. Ne sono un esempio: Battiti d’ali (1999) e Nubi di cristallo (2000) e le personali allestite nella Reggia di Caserta e a Villa Rufolo di Ravello.

A inizio degli anni Duemila e per tutto il decennio, Marrocco va verso una divisione del supporto pittorico attraverso due o più campi che possono accostarsi e creare una percezione multipla dell’opera, così come dei soggetti ivi rappresentati: sono gli anni delle personali presso il Palazzo Sternberg di Vienna (2009) e delle collettive al Ve Pat Nedim Tor Muzesi di Istanbul e al Royal Museum di Pechino (2007). Anni che sfoceranno nel ciclo de “La foresta pietrificata”: un racconto di un processo: quello pittorico, creativo; il raccontare dell’artista sulla carta che si fa pentagramma, orizzonte lontano, elementi vegetali schematici, immaginari ma raggiungibili.

Negli anni più recenti, l’artista partecipa, tra le altre, a: In contrattempo – La pittura malgrado tutto, presso la Galleria d’Arte Moderna di Cento (2007); alla 54ª Biennale di Venezia; a Territori del sud, presso lo Spazio Martadero di Cochabamba, Bolivia (2012); al 56° e 60° Premio Michetti di Francavilla al Mare, dove, nel 2014, espone con una personale; a The last last supper. Leonardo e l’Ultima Cena nell’arte contemporanea, tenutasi al Grattacielo Pirelli a Milano e a Villa Burba di Rho (2015).

Franco Marrocco è docente di Pittura e membro del Consiglio Accademico presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, di cui è stato anche Direttore.