Marchegiani Elio

Informazioni

Elio Marchegiani nasce a Siracusa nel 1929 da genitori siciliani. Nel 1934 la famiglia si trasferisce a
Livorno. Si diploma in materie classiche e si iscrive a Giurisprudenza per volere del padre; alla morte di
questi, nel 1951, per mantenere la famiglia, lavora da portuale al servizio della Base navale americana, alla
Calata Assab.
Fondamentale, all’inizio della sua attività, l’incontro con Mario Nigro, che indirizza la sua pittura.
Abiterà a Parigi, Milano, Roma, Bologna e poi si trasferirà a Pianoro vecchio.
Nel 1957, ’58, ’59 è invitato al Premio Modigliani. Nel 1958 presenta le opere alla sua prima mostra
personale, alla Galleria Giraldi di Livorno. L’anno dopo partecipa all’VIII Quadriennale di Roma.
Prende parte al fiorentino “Gruppo 70”, stabilendo un legame duraturo con Giuseppe Chiari.
Gli artisti che più lo colpiscono sono Leonardo, Giacomo Balla, Marcel Duchamp e Lucio Fontana; negli anni, si interesserà molto al rapporto tra arte e scienza.
Negli anni Sessanta, Guido Le Noci e Gaspero del Corso gestiscono le sue opere rispettivamente nella
milanese Galleria Apollinaire e in quella romana L’Obelisco. Nel 1968 viene invitato alla VI Biennale
della Repubblica di San Marino e vince la Medaglia d’Oro del Premio A.I.C.A. (Associazione Internazionale Critici d’Arte presieduta da Giulio Carlo Argan); nel 1968 è la volta della Biennale di Venezia con la ricostruzione di Feu d’artifice, dei fiori futuristi e di altre opere, realizzati seguendo i progetti mai compiuti di Giacomo Balla. Insegna “Tecnologia dei materiali e ricerche di laboratorio” all’Accademia di Belle Arti di Urbino e successivamente “Pittura”. Dirigerà la stessa Accademia dal 1983 al 1988.
In quel periodo lo accompagnano l’idea della “tecnologia come poesia” e che “l’arte è una scienza esatta
che ha avuto la fortuna di non esserlo”.
Alla Biennale di Venezia del 1972 presenta la sua serie di Gomme, con cui fa una ricostruzione del
Campanile di San Marco. Segue poi il periodo delle Grammature di colore e della sperimentazione di vari
supporti: intonaco, lavagna, pergamena, pelle.
Alla FIAC di Parigi del 1985 e 1986 riceve una committenza franco-americana per delle installazioni
permanenti a Parigi, New York e San Francisco. Nel 1986 viene invitato alla Biennale di Venezia e nel
1997 prende parte alla mostra Dadaismo Dadaismi – da Duchamp a Wharol, a Verona, Palazzo Forti. Nel
1998, nel Museo Fattori di Livorno, ha la possibilità di esporre in una mostra personale, dal titolo Fare
per far pensare, espressione che definisce una finalità costante del suo lavoro. Espone anche nella
collettiva al Ministero degli Affari Esteri – Collezione di artisti del XX Secolo alla Farnesina, a cura di
Maurizio Calvesi, che lo invita a partecipare nel 2007-2008 a Viaggio nell’arte italiana – cento opere
dalla Collezione Farnesina, mostra itinerante tra l’Europa Orientale e l’America Latina.
Nel 2007, presso l’Ente Mostra Nazionale di Pittura Contemporanea di Marsala, si tiene una sua mostra
personale, Linee di produzione 1957-2007, il cui catalogo è curato dalla moglie Carola Pandolfo
Marchegiani.
Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, nel marzo 2012, partecipa con
l’opera Helios (1966) ad Arte Programmata e cinetica anni ‘60 e ’70, mostra a cura di Giovanni
Granzotto e Mariastella Margozzi.
Negli anni seguenti continua a esporre, in forma persona e corale, sia in Italia che all’estero.
Dalla fine del Novecento fino a oggi, si dedica alla realizzazione di opere tridimensionali e ambientali,
seguendo sempre il principio del “Fare per far pensare”: è infatti convinto che l’artista abbia il compito di
raccontare il proprio tempo.
Marchegiani considera l’arte “un umano linguaggio nella funzione comunicativa, ma anche non ripetitiva,
né stantia, né anacronistica. Uno sguardo costante al di fuori dello studio con rari periodi di ripetizione
d’opera [come nelle Grammature di colore]”. [1]

Secondo le parole di Alberto Fiz: “Ogni opera di Marchegiani contiene tutte le precedenti in una sola moltitudine, il work in progress prosegue da sessant’anni senza sosta nella circolarità di un pensiero ribelle, pronto, ogni volta, a sfidare le nostre certezze e le nostre frustrazioni perbeniste”.

 

[1] Cfr. http://www.eliomarchegiani.com/