Gentile Domenico

Informazioni

Domenico Gentile (Salerno, 1933 – Asola, 2017), salernitano di origine, mantovano d’adozione (trasferitosi ben presto ad Asola), si avvicina all’arte dopo gli studi universitari in medicina. Dai primi acquerelli e coloratissimi dipinti a olio degli anni Sessanta, che ritraggono le luci e il cromatismo del paesaggio mediterraneo, della sua terra d’infanzia, si avvicina al neorealismo, al realismo artistico, come reazione al decadentismo astratto e alla poetica dell’informale: i suoi sommi sacerdoti sono Guttuso, Vespignani, Purificato, Zancanaro.

La sua pittura materica si apre così a una sorta di disgregazione della rappresentazione, a favore di geometrie pressoché astratte che riproducono il paesaggio industriale popolato da fabbriche, cantieri, archeologie industriali svuotate dai propri usi, con un gusto sironiano: la sua rappresentazione del reale va disgregandosi a favore di uno stile dai tagli schiacciati, in cui triangoli, rettangoli e cerchi compongono il paesaggio urbano, insieme a elementi antropomorfi.

Dopo una parentesi negli anni Settanta, in cui la pittura di Gentile si muove tra il realismo e l’astrazione, dall’inizio degli Ottanta, l’artista avvia un ciclo più ironico e concettuale, focalizzandosi su singoli particolari iterati, moltiplicati all’infinito: libri, bulloni, ingranaggi, monete, sigarette, rottami sono metafora di un genere umano variopinto, costituito solo apparentemente da individui uguali.

Dagli anni Novanta poi, Gentile inserisce una componente ludica nei suoi dipinti, con soggetti che sembrano muoversi in modo irrequieto, quasi stregati: sono gli anni di una personalissima rivisitazione del Futurismo, in cui si ha uno scurirsi della tavolozza e la ricerca di uno spazio autonomo per gli oggetti rappresentati, come nella “danza delle cose” di Depero, in ossequio anche a Picasso, Severini, Braque e Jacovitti.

Nel terzo millennio infine, i personaggi/oggetti di Gentile trovano un linguaggio e contesto più intimo e autonomo, un movimento interiore che porta le tessere delle sue opere a ribellarsi dalla costrizione dell’incastro: ne deriva così un’atmosfera sognante, pullulante di figure.

Nel 2017 viene organizzata la retrospettiva Visioni, a cura di Arianna Sartori, presso la Galleria Arianna Sartori di Mantova; nel 2020 il Comune di Asola dedica a Domenico Gentile una mostra intitolata Indagando le sottili trame al Museo Civico “Goffredo Bellini”, a cura di Beatrice Pastorio e Carlo Micheli.