Echaurren Pablo

Informazioni

Nato a Roma il 22 gennaio 1951 da Roberto Sebastian Matta Echaurren e da Angela Faranda, Pablo Echaurren visse un’infanzia tra le immagini di Disney, Guernica, stampe di Mirò collezionando piccole cose, specialmente insetti e fossili. Questo tentativo di ricostruire un ordine al caos del suo mondo fu la componente principale della sua poetica nei primi anni di attività artistica (si vedano per esempio Riconoscersi nella terra, 1972, china e smalto su cartone, 27 x 35 cm e Il prosieguo dei lavori in corso, 1973, acquerello e china su carta, 24 x 18 cm – immagini presenti in Rorro, Pablo Echaurren – Contropittura, op. cit., pp. 45 e 47) dove tra paesaggi tratti da Tin Tin, come in un atlante fisico-geografico, concrezioni minerali, deserti, strati alluvionali diventavano luoghi di concrezioni dell’essere secondo una trasformazione biologica e cerebrale: le visioni preistoriche venivano presentate come somma di particolari per tentare di rendere la simultaneità della realtà e il titolo (inserito nel quadratino in basso a destra) presentava la chiave di lettura. Questo sforzo metodico di scomporre e incasellare i frammenti della visione ottica (secondo Calvino rappresentava “la chiave per padroneggiare la complessità del mondo riducendola al meccanismo più semplice”) rivelava smottamenti emozionali di una geologia mentale e psicoanalitica e non acquerelli naturalistici.

Ammaliato dalla Beat Generation e dalla musica rock e pop, quando si apprestò all’ultimo anno di liceo classico entrò in contatto con Baruchello e con il gallerista Arturo Schwarz, con cui firmò un contratto di esclusiva nel 1973.

Da Gianfranco Baruchello acquisì la scelta della figurazione in miniatura e l’idea di accogliere il pensiero scritto tra gli strumenti del linguaggio pittorico e si formò leggendo in modo onnivoro e frequentando Italo Calvino, Carlo Emilio Gadda, Jerome David Salinger e Raymond Queneau, relazionandosi con Max Ernst, considerando fondamentali Breton, Duchamp e Tzara e imparando da Hokusai il sintetismo e il cromatismo tipico del mondo fluttuante.

All’inizio degli anni Settanta realizzò serie di disegni proiettando l’ombra di piante sul foglio e poi ricalcandone con la matita il profilo (gioco pittura) e ottenendo il pigmento sfregando direttamente sulla carta.

Nel 1972 a Roma presentò le sue impronte vegetali e nello stesso anno fu scelto da Emilio Villa per la rassegna Prospettive 5.

L’anno seguente Achille Bonito Oliva lo inserì nell’ambito internazionale di Contemporanea; tra il 1971 e il 1975 espose a Berlino, Basilea, Filadelfia, Zurigo, New York, Milano, Bruxelles e alla Biennale di Parigi.

In quegli anni aveva contatti con Franco Angeli, Umberto Bignardi, Christian Boltanski, Jannis Kounellis, Toti Scialoja, Cy Twombly e sortì ulteriore notorietà grazie alla copertina di Porci con le ali (1976).

Dall’anno successivo fu invitato lavorare al quotidiano “Lotta Continua” ed ebbe inizio la partecipazione – in concomitanza con una crisi esistenziale – alle vicende della parte creativa del movimento calandosi in una realtà molteplice e collettiva.

Aderì attivamente agli “Indiani metropolitani” denunciando il mondo illusionistico dei media e del potere; contro la vecchia concezione dell’ideologia diede vita al gruppo “Mammiferi in rivolta” e, dopo esser stato accusato dalla parte più dogmatica di essere nipote di Marinetti, cominciò ad interessarsi profondamente ai futuristi, a capire come quel movimento fosse stato la matrice dei linguaggi d’avanguardia e a collezionare libri, manifesti, giornali (oggi è tra le più complete al mondo in questo settore). La parentesi dell’insurrezione creativa si spense con l’uccisione di Moro e negli anni ’80 si dedicò all’attività fumettistica con un’ottica d’avanguardia (nel 1983 presentò Nuvole a gogo mescolando generi alti e bassi, arte e arte applicata.

Collaborò con riviste come “Frigidaire”, “Alter alter” e “Linus” come illustratore (progettando storie disegnate più che fumetti) e dal 1989 realizzò i primi acrilici su tela dove lo scenario dei graffiti metropolitani coesisteva con i segni stereotipati del sistema comunicante.

Nei primi anni Novanta sperimentò anche la ceramica dopo aver visitato il museo di Faenza.

Un altro settore, tenuto segreto fino al 1990, fu il collage: i primi lavori minimalisti risalivano al 1978-80, la seconda serie era caratterizzata da dimensioni più grandi e la terza fu presentata nel 1997 in Rhythm’n’Glues (gli elementi verbali aumentarono rispetto alle immagini).

Se nel 1985 con la promozione del Comune di Roma ideò manifesti che ritraevano opere di Schifano, per citare solo un artista, con l’idea di confondere le arti figurative, tra il 1993 e il 1995 con Metroposter manifesti venivano collocati presso le stazioni della metropolitana.

Dopo un laboratorio artistico tenutosi dal 1995 al 1998, realizzò Piccoli ergastoli (fu presentato a Venezia e a Biarritz) dando modo per la prima volta ad una troupe di entrare in carcere.

Da sempre contro la produzione mercantilistica e produttivistica e convinto che in arte non bisogna replicare, con Arte ricca ideò una performance anti-economicista contro ogni logica di mercato e nel 1997 fondò il partito del Tubo il cui intento programmatico era di sostituire il vuoto della politica con la politica del vuoto. Negli anni ha continuato a offrire il suo supporto grafico a eventi e manifestazioni (Nuova ecologia, Festambiente, Arezzo Wave), collaborando con “Posse” e “Carta”, scrivendo numerosi saggi e anche articoli su “Alfabeta”, “L’Espresso”, “Panorama”.

La Beinecke Library dell’Università di Yale ha acquisito centinaia di disegni e appunti relativi all’esperienza degli Indiani per il progetto curato da Kevin Repp per la ricostruzione della mappa della controcultura in Europa dopo la Seconda guerra mondiale.

Sostenitore di un’arte combattiva che si opponga al Corpus Christie’s e al Corpus Sotheby’s, Echaurren inscena la convivenza di diversi livelli di forme espressive (dai manoscritti medievali alle avanguardie) considerando Depero il primo artista pop al mondo dal momento che faceva avanguardia con immagini popolaresche e otteneva contrasti cromatici prendendo a modello gonfaloni e costumi tradizionali.

A favore di una multiformità espressiva P. A. B. L. O. (Per Amarlo Bisogna Liberare gli Occhi – per utilizzare una formula di Arturo Schwarz) impiegò i modi della comunicazione come porta d’accesso per i livelli più alti della conoscenza stimando assurda la divisione tra produzione artistica bassa e alta.

La poliedrica attività nei diversi campi è stato oggetto di personali allestite a Roma (2004, 2006, 2009, 2010, 2001, 2015-2016, 2017), a Ravenna (2011), a Venezia (2013 e 2017), a Londra (2014), a Santiago del Cile (2016) a Catania (2017), a Rovereto (2019) e a Siena (già nel 2008 e nel 2020) con PaginEchaurren presso la Biblioteca e Fototeca Giuliano Briganti, docente di Storia dell’arte presso l’Università di Siena, in quanto autore di alcuni scritti sul promettente artista, di cui si possono segnalare Segnalati Bolaffi 1973 e Storie di fiori, foto di gruppo con Sigmund Freud su “La Repubblica” (27 febbraio 1976).