Cataldi Francesca
Informazioni
Nata a Napoli il 28 novembre 1944, si diploma all’Accademia di Belle Arti nel 1966; formatasi alla scuola di Domenico Spinosa, tiene la sua prima personale nel 1964 alla Galleria San Carlo di Napoli.
La sua produzione artistica ha inizio nell’ambito della pittura a olio e a tempera; trasferitasi nella capitale, trova nell’ambiente artistico romano apparenza patinata e anche la pittura cominciava a risultarle troppo epidermica rispetto alla ricerca della sostanza, dell’essenza, della struttura interna; dalla fine degli anni Settanta (la svolta fu inaugurata con La rete, 1971, olio su tela e rete metallica, 80 x 60 cm) cominciava allora ad intraprendere una ricerca sui materiali plastici per giungere alla dimensione scultorea caratterizzata da materiali poveri urbani vissuti scelti volutamente quali cemento, ferro, resina, rame, bitume, vetro e catrame (se Burri, suo punto di riferimento su tutti, utilizzava il catrame in senso materico radicale e statico come “negazione di ogni dimensione di immagine che non risultasse inerente intimamente quel sipario materico d’impatto totale”, Cataldi ha cominciato a impiegare il catrame in un senso di azione, ricavandone a caldo filature sinuose, arterie dei suoi percorsi mentali, pentagramma delle sue risonanze interiori): le tecniche venivano sperimentate, adattate e venivano declinate e arricchite di nuove modalità esecutive.
Frequentava luoghi di natura edile, come gli smorzi, dove amava scegliere cemento e pietrisco e si recava presso artigiani specializzati nella tessitura del ferro nei quartieri Collatino e Prenestino per scegliere le peculiarità delle sue reti filate ed elettrosaldate. Era fondamentale, e anche oggi risulta centrale nella sua arte che si declina, assottigliare il cemento affinché si potesse scorgere la rete, l’ossatura. Dagli sfasci del ferro e dei metalli recuperava materiali abbandonati che tornavano a rivivere grazie a un riscatto pietoso dal momento che la scoperta della sedimentazione del tempo e della stratificazione del vissuto riportano in vita l’abbandonato e le memorie (presso un cantiere per barche presso il porto fluviale lungo la Mosella i pezzi modulari in ferro le ricordarono gli schemi geometrici di Bach).
Una progressiva tendenza a una non distinzione tra scultura e pittura, nell’ottica di una necessaria relazione dialettica tra gli strati, viene si innesca per fondare la qualità dell’immagine sulla sostanza vissuta della materia in un interscambio ricercato tra hard e soft.
Costituiti da una parte portante e una parte di risposta, vi sono i libri che rielaborano il concetto e raccontano storie (come quelle di Trotula, Sinisgarda e Matilde di Canossa, che costituiscono l’opera Donne del 1000, 2018-19, pergamena stampata, rilegatura in cuoio, resina armata in ferro, pubblicata in Pieroni, op. cit., p. 277); la creatività dell’artista ultimamente si concretizza nel recente periodo nelle carte pieghevoli, frutto di continue sovrapposizioni e manipolazioni, stampate da lei stessa.
Dal 2008 ha reso ancor più dinamiche, sonore e luminose le carte, dando vita a video dove si aggiungono la trasparenza dell’immagine-luce e la successione temporale.
Oltre all’impiego della lavagna (Pieroni, Francesca Cataldi, op. cit., pp. 224-226), ultimamente ha inserito nei suoi libri porcellana (Mare nostrum, Mediterraneo, Mare nero pubblicati in Pieroni, Francesca Cataldi, op. cit., pp. 234-235) e durante il lockdown (primavera 2020) ha realizzato Ricucire vecchie ruggini con un denso richiamo autobiografico.
Intimamente legata a Maria Lai, Cataldi da vera pioniera non ha mai inseguito un’arte gratificante per gli occhi in quanto per lei il senso della vita è la materia che investe anche la componente fisica nel lavoro. L’autenticità del suo linguaggio scabro, essenziale e ruvido viene forse ora recepito maggiormente perché sentito attuale e non più solo diverso, altro.
Senza seguire percorsi prestabiliti, ha incessantemente bisogno di cercare un senso e di capire se l’opera e la ricerca perseguono un obiettivo. Se il ruolo dell’arte è “giocare presentando se stessi rivivendo momenti e facendo rivedere gli altri in quello che viene presentato”, è necessario dunque andare avanti e “vedere se funziona” sovrapponendo a una struttura delle materie diverse secondo lo sviluppo di un pensiero estetico figlio di un costante immagazzinamento e rimandi-associazioni sensoriali.
L’artista è protagonista di mostre personali e collettive in Italia (Napoli, Savona, Gubbio, Roma, Pordenone, Caserta, Perugia, Giove – Terni, Firenze, Venezia, Pordenone e Treviso) e anche all’estero (Germania, Giappone, Austria, Svizzera, Parigi e Maribor); ha preso parte alle Biennali di Venezia nel 1995 e nel 1997; è stata consulente per l’arte per la fiera del Libro di Napoli e a RAI International nel 1990 e nel 1992 ed è stata attiva come docente dal 1995 presso L’Europaische Kunstakademie di Trier portando il cemento allo stesso livello del marmo e il ferro da stiro a quello del pennello; tra 1998 e 1999 tenne seminari d’arte nel liceo di Weiz (Austria).
Ha partecipato alla Biennale Internazionale di Opere in Carta a Foggia nel 2009 con Il libro delle streghe; nel 2011 è stata protagonista ne Il Canto della Terra e nel 2013 ai Musei Vaticani ha presentato Natività (2002, carta stampata con procedimento cianografico, ruggine, collante, spago in canapa).
Nel 2017 hanno avuto luogo a Roma La Stanza di Piero e il senso dell’ordine (con Riccardo Pieroni); l’anno dopo ha esposto il raffinato e triplice Autoritratto (2016, stampa ink-jet su cartoncino specchiante rilegato in tela, 35×35 cm) a Körmend (Ungheria) e nel 2019 ha esposto in Trio Aperto a Treviso.
Le opere di Cataldi sono presenti in Italia, Germania, Austria, Australia, Svizzera, Stati Uniti, Brasile, Inghilterra e Città del Vaticano.
L’artista vive e opera a Roma.
Collegamenti esterni