Carotenuto Mario

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“Sono un pittore figurativo, realista, un po’ nostalgico, non catalogabile in nessuna scuola. Sono un cane sciolto, senza padroni, un artista che crede ancora che la figura possa dire tutto e che ama i colori e i pennelli” (M. R. Sannino, Ci lascia Mario Carotenuto, nella sua pittura il canto della Costiera Amalfitana, in “ecostiera.it”, 24 ottobre 2017).

Mario Carotenuto (Tramonti, 4 settembre 1922-Salerno, 24 ottobre 2017), frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli, studiando con Emilio Notte e Vincenzo Ciardo. Nel 1945 inizia la sua attività di disegnatore e pittore, per tenere la sua prima mostra personale nel 1953, presso l’emeroteca dell’Ente Provinciale per il Turismo di Salerno. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta entra in contatto con i principali intellettuali che animano la scena artistica e culturale italiana, tra cui Filiberto Menna, Alfonso Gatto, Domenico Rea, Aldo Falivena, Paolo Ricci, Eduardo Sanguineti, Vasco Pratolini e Raphael Alberti e inizia a dirigere la galleria “L’Incontro” di Salerno (incarico che manterrà fino al 1965). Frequenta artisti del calibro di Guttuso, Mafai, Omiccioli, Vespignani, Attardi, Tomea. La produzione pittorica di questi anni, che si muove dalle piccole nature morte al collage di ispirazione pop, sarà esposta larga parte all’interno della sua personale romana del 1965, presso la Galleria “La Borgognona”. Nello stesso anno partecipa alla mostra La critica e la giovane pittura italiana d’oggi, alla Galleria Ferrari di Verona, mentre, nel 1966, alle rassegne Pittori Italiani in America, presso la Galleria Roma di Chicago, e Arte oggi, alla Dorn Kultury di Bratislava. Risale al 1969 la sua antologica presso la Galleria “Il Catalogo” di Salerno, mostra che riunisce le opere realizzate dal 1943 al 1963, presentata in catalogo dall’amico Alfonso Gatto. A partire dagli anni Settanta sono sempre più numerose le sue personali, organizzate presso le principali gallerie nazionali: tra Milano, Napoli e Parma. A partire dal 1978 inizia un lungo sodalizio con la galleria “Il Catalogo” di Salerno, diretta da Lelio Schiavone, che gli dedica, proprio in quell’anno, una personale presentata da Vasco Pratolini; poi ancora, nel 1984, la mostra Las Meninas, introdotta da Rino Mele, fino all’antologica del 2010, dedicata alle opere tra il 1948 e il 1984. Agli anni Novanta risalgono invece le mostre: Il Tempo (1997), e Mario Carotenuto – Paramenti Sacri (2000), entrambe presso la chiesa di Sant’Apollonia di Salerno. Il nuovo millennio vede Carotenuto, benché ottantenne, impegnato ancora in numerose personali: nel 2002 con l’antologica 1938-1971, organizzata dalla Provincia di Salerno, e con Festa di compleanno. Mario Carotenuto, il mare, presso la Galleria “Il Catalogo”, introdotta da Enrico Crispolti. Nello stesso anno, Carotenuto tiene una mostra nella Chiesa di Santa Maria a Gradillo di Ravello, organizzata dalla Galleria “Il Punto” di Bruno Mansi e presentata in catalogo da scritti di Michele Prisco, Gore Vidal e Massimo Bignardi. Il 2005 è l’anno della mostra, promossa dal Comune di Salerno, dedicata ai dipinti che l’artista realizza durante il suo soggiorno tunisino, allestita nell’ex Chiesa di Sant’Apollonia, e con Notturno, allestita al Frac-Baronissi. Nell’ottobre del 2010 inaugura, ancora a Salerno, una mostra dal titolo Venti opere per il Presidente, allestita in occasione della visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel 2011 gli viene conferita la cittadinanza onoraria, dall’allora sindaco Vincenzo De Luca, per aver amato e onorato la città di Salerno attraverso la sua arte multiforme. Anche in età avanzata, ha sempre cercato un confronto intergenerazionale, rinnovando costantemente il suo linguaggio: suo è anche un murales nel rione delle Fornelle. Lunga è anche la sua collaborazione, come ceramista, alla Fornace Falcone. Una collaborazione che iniziò oltre sessanta anni fa, una cara amicizia con Raffaele Falcone che con lui aveva un rapporto di grande stima e affetto. Carotenuto ha immortalato la semplicità della sua gente, la ruralità, il ritmo lento dei suoi luoghi di vita e d’affezione. Hanno scritto di lui alcuni dei più importanti critici italiani come Alberico Sala, Carlo Munari, Dino Buzzati.