Altomare Pippo

(Nicosia (EN), 1958)

Informazioni

Pippo Altomare nasce a Nicosia (EN), in Sicilia, l’8 aprile 1958, e vive a Sperlinga. Nel 1984 inizia a esporre alcune sue opere a Catania – nella Galleria Artestudio –, e in questa città studia presso l’Istituto Statale d’Arte e l’Accademia di Belle Arti. Nel 1987 si trasferisce a Roma e per dieci anni lavora come segretario ed artista presso la Galleria d’Arte dei Banchi Nuovi, dove crea importanti contatti con artisti italiani e stranieri.

Prende parte anche alla realizzazione di multipli e oggetti d’arte con le società Telecampione S.p.a., Arte y Naturaleza (Madrid) e Progetti italiani (Londra).

È professore presso molte Accademie di Belle Arti, a Carrara, Firenze, Lecce, Roma, Sassari, e dal 2013 insegna decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Catania.

Dal 1984 espone in molte mostre personali e collettive in Italia, ad esempio nel 1990 a Milano, presso la Fabbrica del Vapore, nella mostra Italia 90: Ipotesi Arte Giovane, o in Giovani Artisti a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni romano, ma anche all’estero (Austria, Bulgaria, Croazia, Germania, Inghilterra, Turchia, Canada, USA, ecc.); sono molti i musei, i luoghi di interesse e le collezioni pubbliche che ospitano le sue opere, in tutta Italia e anche in Austria, Croazia, Danimarca, Slovenia, Ungheria. Germania, Finlandia, ecc.

Gli ambiti in cui è attivo sono la scultura, le performance, il restauro, le copertine di alcuni libri[1], le composizioni, gli ambienti, ma soprattutto la pittura, in acrilico su compensato, carta, tela o tavola, olio su compensato, ecc., ma anche la decorazione muraria; si affaccia anche al mondo della pubblicità televisiva, poiché nello spot di “Mito, la bevanda per i giovani” compaiono alcune sue opere.

Nel campo della pittura, Altomare utilizza colori freddi o caldi, forti o pastello, a volte dilatandoli a creare dei volumi e conferendogli un portato emozionale; utilizza spesso stesure dinamiche e nervose e un contrasto tra pieni e vuoti; il segno, lirico, sinuoso o dal ritmo spezzato, fa spesso da protagonista, con motivi desunti dalla natura o dalla fantasia, e con un utilizzo frequente dell’incrocio tra linee di colore nero, che creano vari livelli di profondità. Le sue opere hanno un’energia e una tensione palpabili, hanno una fisicità intrinseca, ma al contempo trasportano in una dimensione altra, primitiva, arcaica, “orfica”; le forme provengono dalle profondità per diventare “presenze”. L’artista immagina di dipingere elementi “insoliti” su quello che può essere definito un “palcoscenico”, ovvero la superficie della tela, della carta, ecc.

La tradizione pittorica in cui Altomare ritiene di inserirsi è quella italiana del secondo dopoguerra della “neo-avanguardia astratta”, anticipata da Capogrossi, Turcato, Consagra, Sanfilippo, Accardi e altri, e definita “aniconica” tra gli anni Ottanta e Novanta[2].

 

[1]Ad esempio il saggio Il vino specchio per l’uomo di Enzo Santese, Edizioni Andrea Moro, Tolmezzo (UD) 1999, o, insieme a Filippo Altomare, il romanzo Io sono una libellula… anzi no, sono una zanzara… una zanzara della malaria che avvelena il sangue di Francesco Paolo Pinello, Bastogi Editrice Italiana, Foggia 2009, cfr. http://www.pippoaltomare.it/biografia.php
[2]Cfr. http://www.pippoaltomare.it/opere.php