Albanese Giovanni

Informazioni

Nato a Bari nel 1955, Giovanni Albanese, dopo la laurea in architettura al Politecnico di Torino, giunse a Roma nel 1981. Abbandonando la pittura (questo lo mandò in crisi in quanto a suo parere non puoi lasciare l’arte se questa non ti lascia), alla metà degli anni Ottanta non provando più alcuna soddisfazione nemmeno per tele di grandi dimensioni scelse di voltare pagina e di sperimentare nuovi linguaggi espressivi in uno studio – ex carrozzeria nel quartiere San Lorenzo. Iniziò ad assemblare oggetti trovati per strada «per disperazione»: ebbe modo di assistere alla loro rinascita e di sentire il divertimento nell’innescarla in questi meccanismi di lavoro con la tecnologia povera. Ebbe modo di confrontarsi con Achille Bonito Oliva che lo presentò alla mostra di Barcellona nella Galleria di Ferran Cano nel 1991.

Nelle opere di Albanese si assiste alla convivenza ironico-ludica di sorpresa e paradosso: superando i codici linguistici definiti, è riuscito a fondere poetica pop e le esperienze di Tinguely e Kienholtz in un felice connubio tra fervida immaginazione e rodata sapienza fabrile che ricorda l’esempio di Pascali. Dell’artista ricreativo e ri-creativo si possono menzionare “Sabbie mobili”, opera cinetica che prevedeva l’interazione dello spettatore con cui vinse il Premio come Migliore Opera Straniera alla I International Biennal of Kamnik in Slovenia, la “Macchina per ascoltare il vento” (1992) per Gibellina, “Muro per le ombre” (1999), una performance in televisione dove impiegò carta fotografica sbagliata, che si lasciava impressionare fino ad un certo punto in quanto rivestita da plastiche sottili, e che lasciava sparire le ombre dopo qualche minuto. Nel 2011 ideò il “Grande Caimano” (700 cm circa) con il quale intendeva ripensare lo spazio adiacente alla fontana barocca dell’Organo idraulico di Villa d’Este a Tivoli: l’apparizione inattesa di 400 coccodrilli concentrati davano forma alla personificazione delle forze oscure del male secondo la tradizione e l’artista si ricollegava al collezionismo erudito cinque-seicentesco, ai cabinets di curiosità scientifiche e naturali dal momento che «l’arte non ha il senso del tempo. Pertanto considero il mio lavoro artistico archeologia del futuro» (cit. da Rossana Buono, Anna Imponente, Tiziana Musi (a cura di), Dialogando con l’artista, Palombi Editori, Roma 2012, p. 76).

Grazie alla contaminazione, alla pluralità di linguaggi e alla sensibilità poetica venata di spirito ludico, l’artista da versatile sperimentatore di linguaggi artistici contemporanei ristabiliva così l’accordo tra natura e artificio. Con la convinzione che l’ironia salvi la vita e che il compito degli artisti oltre a quello estetico sia quello etico, Albanese dichiara che l’artista «non deve spiegare troppo: l’importante è raccontare un pezzo della propria vita…». Autore di film – nel 2003 uscì nelle sale il suo lungometraggio “A.A.A.Achille”, con cui ha vinto il Giffoni Film Festival – e non di Video Art) si è reso conto di come il regista sia alla base di una piramide rovesciata e di come la parte visiva debba essere funzionale ad una storia e di come quest’ultima debba essere a sua volta funzionale alla parte visiva. Invitato nel 1996 alla XII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, nel 2002 gli è stato conferito il “Premio Pino Pascali per l’Arte Contemporanea”.

Nel 2009 ha esposto al Chelsea Art Museum di New York. Tra il dicembre del 2009 e il febbraio dell’anno seguente ha progettato l’installazione Luci d’Artista nel centro storico di Spoleto.

Nel 2011 è stato presente con l’opera Costellazione alla 54ª Biennale di Venezia; nello stesso anno ha concepito l’installazione 7 grandi canestri nella zona rossa del centro storico dell’Aquila.

Negli ultimi cinque anni è stato protagonista di diverse personali: nel 2015 “Tartarughe felici” ha avuto luogo a Roma, nel 2015-2016 “L’Albero della Cuccagna” a Frascati (RM), nel 2016 “Altalena tra le stelle” presso Unimol-Università degli Studi del Molise a Campobasso, nel 2018 “Solo roba per Bambini” e nel 2019 “Atelier Antimilitarista”, entrambe a Roma.

Docente di decorazione e scenografia per il cinema presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma, , nel 2019 ha pubblicato “L’armata dei senzatetto” con Ascanio Celestini. Le sue opere sono presenti in musei e istituzioni italiane (Roma, Erice, Foggia, Gubbio, Lecce, Polignano a Mare, Biella, Formello, Senigallia, Portofino, L’Aquila) e all’estero (Taiwan, Palma de Mallorca, Kamnik – Slovenia, Anversa – Belgio e Atene).